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Anna Maria Hefele, tedesca, di vicino Monaco, inizia a studiare il canto armonico (o difonico) nel 2005; chi ascolta una performance di un artista che canta utilizzando questa tecnica, ha come l’impressione di ascoltare qualcosa di non umano. Due o più suoni arrivano alle tue orecchie e ti sembra di sentire il cinguettìo di un fringuello, due rane gracchianti all’ombra di un giunco di palude, il grillo tra le fronde di un ulivo; il tutto accompagnato da una melodia di fondo (in gergo “la fondamentale”).
Anna Maria, attraverso l’ausilio di un software che trasforma in visibile, l’invisibile forma delle onde sonore emesse dalla sua voce, ci accompagna in questo video, tratto da TEDx Genova 2019, nella scoperta delle basi del canto armonico.
Davanti al pubblico del TEDx, quasi interdetto, nella Nostra a un certo punto traspare quasi una soggezione, un celato imbarazzo; il pubblico – potremmo benissimo esserci anche noi lì in mezzo – è abituato a cercare un’utilità in tutto. Se una cosa non è utile, fruibile, magari anche redditizia, sì, monetizzabile, cosa me ne faccio?
“A cosa potrà mai servirvi tutto quello che vi ho raccontato?” è la domanda che pone in conclusione. Godetevi il video fino alla fine, perché lei una risposta ce l’ha. Ed è una risposta che funziona, perché mentre scrivo queste parole, dall’altra parte del muro della mia cucina, la vicina sposta una sedia e mi sembra di riconoscerne “la fondamentale”.
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Prima di proseguire nella lettura, vi consiglio di guardare prima il video messo sopra, perché l’articolo sarebbe già bello che finito. Ciò che segue è solo un insieme di suggestioni extra.
Il canto armonico, ce ne sono molti di esempi in rete, ha radici ancestrali, dalla remota Russia passando per la Mongolia alla più vicina Sardegna; il suono non umano, di cui parlavo all’inizio, crea un effetto non artificiale, ma sovrannaturale. Tutto si trasforma in una specie di preghiera, anche adesso, proprio ora che di spirituale nelle nostre vite è rimasta solo la pausa caffè.
Nel video qui sotto Giovanni Bortoluzzi , cantante, bassista e flautista ci illustra i 7 stili principali del canto di Tuva (Sud della Siberia):
Negli anni 70 fu Demetrio Stratos a sperimentare questa tecnica; nel novembre 2019, a Gubbio, in occasione del festival Umbria in voce, la manifestazione venne dedicata a Demetrio, a 40 anni dalla sua morte. Ospite di quella rassegna, dedicata allo strumento della voce, fu anche la nostra Anna Maria Hefele. Qui sotto un esempio delle qualità canore di Stratos:
In questa breve rassegna devo, devo… ricordare la più grande voce femminile del panorama italiano, Giuni Russo; in “Una vipera sarò”, Franco Battiato, che ben conosceva le doti di Giuni, le fa cantare questi versi “Ti potrei cantare la norma di Bellini con dei fonemi sardi oppure giapponesi, le trifonie dei mongoli“:
E aveva ragione.
2 Comments
Il canto a tenore sardo è stato dichiarato “Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” dall’UNESCO. Nel paese di Bitti, all’interno del Museo della Civiltà Pastorale e Contadina, sono state create quattro sale multimediali dedicate a questa pratica. Quando si potrà riprendere a viaggiare, sarà bello poterle visitare di nuovo…
non vediamo l’ora!