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13 Luglio 2016“NETWORK EFFECT” è una provocatoria opera d’arte di Jonathan Harris, che esplora l’effetto psicologico dell’utilizzo di Internet sull’umanità.
“Come lo stesso Internet, il progetto è effettivamente senza fine; contiene 10.000 video clip, 10.000 frasi pronunciate, notizie, tweets, tabelle, grafici, elenchi, e milioni di singoli punti di dati… Per vedere e sentire tutto ci vorrebbero ore, ma la finestra di visualizzazione è limitata a circa sette minuti (a seconda della speranza di vita media nel paese dello spettatore), che induce uno stato di ansia, innesca la paura di perdere, e vanifica totalmente ogni tentativo di completezza.
I video attivano il nostro voyeurismo, le registrazioni sonore ci tentano con i segreti, e i dati promettono una sorta di onniscienza, ma tutto questo è un miraggio – non c’è nessuno da guardare, non c’è nessun segreto da trovare, e i dati, che sembrano essere così importanti, sono in realtà assurdi. In questo senso, il progetto imita l’esperienza di navigare sul web – pieno di potenzialità allettanti, ma alla fine, privo di vita. Non andiamo via più felici, più nutriti, e più saggi, ma sempre più ansiosi, distratti e insensibili. Speriamo di trovare noi stessi, ma invece ci dimentichiamo chi siamo, di cadere in una foschia di oppio di dipendenza con ogni clic e ad ogni scroll.
Internet è uno strumento miracoloso, ma troppo spesso, ci colpisce come una droga. Molte delle sue applicazioni popolari, siti di informazione, e social network sono stati attentamente progettati per creare dipendenza e distrarre, in modo che possano saturare l’attenzione umana… “Continuate a cercare e scoprirete,” questi servizi sembrano annunciare, ma le verità più profonde non possono essere trovate da una ricerca – e non li troverete nei dati, nei video o nelle immagini della vita di altre persone.
Abbiamo bisogno di tempo e spazio e silenzio per ricordare chi siamo, chi eravamo una volta, e chi possiamo diventare. C’è un modo, e ognuno di noi contiene il potenziale per trovarlo.”
Vuoi provare?