Libro da ululato – Epistenologia. Il vino e la creatività del tatto. Nicola Perullo
11 Gennaio 2017Poesia al citofono 3
18 Gennaio 2017Lonnie Holley nasce nel 1950, settimo di ventisette figli, nella durezza di un’infanzia che lo costringe ad essere adulto prima del tempo.
Il blues, Lonnie.
Anni dopo, una sera, nella sua vecchia casa scoppia un incendio, che si porta via due dei suoi nipotini. La disperazione e la povertà da non potere neanche la dignità di due lapidi per il cimitero.
La sofferenza profonda di Lonnie, il grezzo ruvido di quelle pietre e il martello che batte rabbioso la sua anima bruciante: questo è quello che gli resta. Lonnie crea con la disperazione quelle due lapidi, attraversando tutto il dolore del mondo. E poi, forse, succede il miracolo: l’arte arriva a salvarlo.
La sua strada, la sua salvezza, il suo riscatto ripartono da lì.
Il blues, Lonnie.
Just before music è stato inciso nel 2012. Disco difficile da raccontare. Ancestrale, fatto di pietra grezza, scavato dentro la sofferenza. Fatto di improvvisazioni necessarie, proprio come le sue sculture. Un disco radicale nella sua vicinanza alla sostanza primordiale della creatività salvifica. Povero, eppure così profondo. I suoi mantra e suoni ipnotici avvicinano a quella che è la sostanza del più profondo blues spaziale. Puzza di terra e di stelle.
Guardate i suoi occhi nella copertina. Sbarrati, come dentro un viaggio psichedelico, come un bambino meravigliato e un po’spaventato che vede per la prima volta qualcosa di immensamente misterioso. E così appare Lonnie in molte foto che trovate in rete davanti alle sue sculture, con l’espressione della sua infanzia forse ritrovata.
Che tutti in fondo dovremmo tentare un po’ di ritrovare da adulti.