
Istruzioni per rendersi infelici – Giorgio Nardone e Paul Watzlawick
9 Luglio 2019
VOLO ERGO SUM #7
23 Luglio 2019DENTRO IL LUPO #6
Rubrica a cura di Roberto Brancati
(continua)
A teatro avviene una simulazione della creazione universale.
Seduta in platea, la pupilla attraverso cui guardi il mondo assiste partecipando a quella che per tradizione chiamiamo Opera Alchemica: l’eterno svolgersi dei ritmi di Natura che “così in Cielo come in terra” scandisce, sempre diverso, il divenire.
Sia dentro che fuori.
Ciò che accade all’interno del panorama psichico dell’individuo è strettamente correlato a ciò che si verifica in Natura, essendo l’essere umano, per dirla con Carl Sagan, “made of starstuff”, ovvero “fatto della stessa sostanza delle stelle”.
Lezioni di Nulla
Il buio che precede l’apertura del sipario può essere paragonato all’ambiente narrativo che si presenta quando le nostre palpebre sono chiuse, quando il grande Nulla, il mistero della vita, non ha ancora preso forma e offre quindi all’immaginazione, insieme allo sgomento, un accesso privilegiato all’infinito.
Questo momento magico che possiamo arditamente chiamare nigredo (o Opera al Nero), oltre ad essere il luogo della disperazione, dell’horror vacui, dell’assenza di baricentro identitario, corrisponde anche a quell’abisso coperto dalle tenebre che le Scritture (Gen.1, 2) pongono a principio creativo per eccellenza.
Rallentiamo
Il non-vedere-ancora, quello spazio in cui ci troviamo in assenza di una teoria, è l’ambiente delicatissimo nel quale il nostro piccolo chimico interiore combina più o meno coscientemente le funzioni psichiche per trarne la risposta più adeguata alla situazione del momento. Ed è in questo laboratorio che nasce, tra le altre velocissime reazioni, la paura: la risposta, molto spesso mediata dalla memoria, ai pericoli della vita d’ogni giorno.
Stiamo qui, nella pancia del Lupo, per qualche minuto, durante la lettura di questo articolo. Restiamo al buio. Rallentiamo.
Non avendo ancora il baricentro identitario di cui abbiamo accennato poco fa, in questo Buio-Nulla ci risulterà più semplice muoverci all’interno delle possibilità psichiche messe a disposizione dall’infinito, senza identificarci-calcificarci nelle maschere che il vivere sociale impone più o meno affettuosamente ai suoi partecipanti (il ruolo della figlia, del datore di lavoro, del buon vicinato).
Ad Occhi Chiusi
Saper stare dentro il nero è un’attitudine che ognuno ha e che sperimenta ad ogni battito di ciglia. Ogni notte ci abbandoniamo fiduciosi al mistero che generosamente premia il nostro coraggio con visioni ed esperienze oniriche degne di un grande narratore.
Il modo in cui rispondiamo al buio è quindi il primo gesto che, se d’amicizia, permette alle diverse componenti del nostro intero psichico di entrare in una relazione fruttifera, funzionale.
La Quarta Effe
Certo è che il buio per definizione sia uno dei luoghi di maggiore tensione poiché il non poter conoscere con la vista espone uomini e animali a diversi gradi di pericolo. Il nero è allo stesso tempo metafora dell’ignoto davanti al quale gli esseri viventi si trovano in ogni attimo dell’esistenza.
Le risposta che il nostro organismo dà al pericolo percepito possono essere di combattimento (fight), di fuga (flight) o di paralisi (freeze).
Ognuno potrà, guardandosi dentro, ritrovare il proprio modo, la propria attitudine.
Attraverso lo studio e la pratica del sogno lucido ho scoperto però che esiste una quarta variabile di risposta al pericolo, una quarta F: la effe di fun, di divertimento!
Vertere Altrove
Per rispondere opportunamente allo sgomento generato dal trovarsi di fronte all’abisso dell’ignoto ho notato essere assai utile spendere la frazione di secondo che succede allo sgomento nel porsi la domanda: “chi sta avendo paura?”, prima ancora che “di che cosa?”.
La disidentificazione (già incontrata nel test delle realtà) con ciò che so di me stesso, con ciò che mi aspetto di trovare oltre la siepe, è appunto quel movimento di-vertente (ovvero che mi porta altrove) rispetto al contesto nel quale proietto, in un futuro non ancora disegnato, immagini note che appartengono ad un passato già visto, comodo, apparentemente sicuro.
Mi allontano quindi col sorriso dal quel già-visto nel quale avviene il sacrificio dell’infinito possibile sull’altare della paura, da quella stessa aberrazione che vede il dio Kronos ingurgitare i propri figli per timore di venire da essi detronizzato.
Un Volere Continuo
Durante la lucidità onirica si ha la strabiliante possibilità di divertirsi instaurando uno scambio in tempo reale tra le stimolazioni che il sogno ci sottopone e le risposte che diamo alle stesse, indirizzando le nostre azioni in un continuo volontario che coinvolge ogni livello percettivo.
Strumento indispensabile per compiere queste acrobazie onirico-sensazionali è, come avrai senz’altro intuito, una ferma e dinamica Volontà.
つづく
(continua)
2 Comments
Volontà, senza quella siamo morti viventi, no?
O peggio, saremmo comparse nei racconti altrui.