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8 Gennaio 2021Tutto ciò che conta è il racconto che c’è dentro le cose, dietro gli angoli di ogni mondo. Le cose importanti, personali o collettive, lo sono solo perché sono piene di racconti; nascono quando un filo viene ritrovato, muoiono, scompaiono, quando viene interrotto. Bisogna cercare i fili delle cose. Tessere le trame del proprio mondo. Il mondo è brutto dove non c’è trama, dove tutto è ingarbugliato. Questa è la bruttezza del nostro mondo. Ma tessere le trame non vuol dire ordinare le cose. Questo è il segreto che ci serve!
Tratto da: Fuori dal Bosco, Racconto semi-immaginario del tempo futuro
Domenica 7 ottobre 2018 / Diario di una Deriva
di Paolo Maria Clemente, con integrazioni e commento di Antonello Palladino
Vado a trovare Antonello che è a Cagliari
per organizzare un seminario di Igor Sibaldi sulla Cabala. Arrivo al Caesar Hotel poco dopo le 10.30. Apro una porta e mi ritrovo davanti ad Igor Sibaldi che sta parlando ad una platea di oltre cento persone. Antonello è in piedi, in fondo alla sala. Gli propongo di fare subito la deriva che abbiamo in programma, dal momento che ho poco tempo a disposizione. Davanti all’uscita sono parcheggiate una Vespa beige ed una Mustang rossa. Io avrei seguito una donna che alla nostra destra sta entrando nel cortile di un palazzo con le borse della spesa, ma Antonello preferisce seguire il grido di un bambino (l’avevo sentito anch’io ma non l’avevo considerato significativo). Faccio volentieri un passo indietro anche perché siamo in un quartiere saturo di ricordi, dal momento che ci abitava la mia ex. Prima di arrivare al primo incrocio, una macchina esce da un parcheggio e gira a destra. Antonello decide che quella era una buona direzione perché intravede nel vetro posteriore della macchina una busta con dei cuoricini rossi. Antonello la segue spiegandomi che durante le iscrizioni del seminario, a cui partecipa come organizzatore, una donna gli ha dato una banconota da 20 euro con un cuoricino rosso attaccato; quando Antonello glielo fa notare lei le dice: “l’ha messo mia figlia”. Appena girato l’angolo Antonello rimane incantato per un cactus alto cinque metri che definisce “accogliente” e che gli ricorda il Messico; mentre lo dice si sente il verso di un corvo. Il segno successivo è una donna con un cane dentro un giardinetto la cui gonna blu ha delle figure rosse che da lontano sembrano dei cuori, ed avvicinandosi sono invece dei fiori. Da questo momento Antonello seguirà la pista rossa. Mi sento un po’ a disagio perché la donna ci ha notati e quindi non riusciamo a passare inosservati come vorremmo. La donna all’improvviso prende il cagnolino che aveva con se in braccio e ritorna indietro. Antonello vede in quel momento dei fiori rossi vicino alla staccionata che delimitava il parchetto. Mentre camminiamo, alla nostra sinistra c’è il tronco di un albero secco che sembra un bambino tenuto in braccio da una donna con in testa una chioma di rametti secchi. Arrivati davanti al cespuglio di fiori rossi ci rendiamo conto di essere davanti ad un complesso di case in costruzione, che hanno un aspetto di rudere. Dietro a quel complesso di case, Antonello vede un lenzuolo rosso appeso ad un balcone e decide di provare a raggiungerlo aggirando le case. Appena iniziamo a camminare, nel muretto davanti ci accorgiamo che c’è scritto “Hope” (“Speranza”), e subito dopo, su una macchina parcheggiata, un volantino attaccato all’interno del finestrino posteriore dove si leggeva la scritta “Home” con una specie di mandala come logo. Associamo l'”hope home” con il palazzo in costruzione. Intrapresa la strada a sinistra, mi fermo a guardare un balcone che aveva dei pezzi rossi di muratura staccati, che poi notiamo essere stati appoggiati stranamente tutti in fila davanti al cortile. Ad un certo punto notiamo un ciclista vestito di rosso che va in direzione contraria alla nostra e decidiamo di tornare indietro. Poco dopo, una Vespa rossa ci viene incontro sul marciapiede (nonostante la strada fosse a due sensi) per infilarsi in un cancello carraio proprio davanti a noi. Con Antonello ci guardiamo negli occhi: non c’è bisogno di dire niente: è un’apparizione.
Per inciso, è come se il rosso fosse passato dalla Mustang alla Vespa. Subito dopo Antonello nota una farfallina grigia moribonda sul marciapiede e gli ricorda la conclusione della sua prima deriva fatta diversi anni prima a Modena, che si era appunto conclusa con una farfalla morente.
Antonello aggiunge un commento – un po’ speculativo – a questo diario di deriva che si può prendere come esempio:
La deriva ha ruotato attorno al colore rosso (cuori, fiori, pezzi di casa, lenzuola, macchina e vespa); piante (il cactus, i fiori); costruzioni in abbandono (ad un certo punto mi ha anche colpito una vecchia fabbrica abbandonata che vedevamo sulla destra), per aprirsi e chiudersi con la macchina sportiva che si “trasforma” in una vecchia vespa pirata (era un vecchio modello), come se la “soluzione” di questa deriva passasse attraverso un ritorno (il tornare indietro della ragazza e poi nostro) anche nostalgico (il rosso di “sinistra”), alle cose antiche (c’era scritto sul volantino della macchina “home” e non “house”, quindi l’idea più affettiva della casa che strutturale), in contrasto con le grandi costruzioni e la tecnica (dalla Mustang alla Vespa).
In realtà, se si rilegge ancora il diario della deriva – un po’ proprio come una specie di sogno – si possono trovare altri meta-messaggi. C’è ad esempio molto interessante quello del bambino (il primo grido; il cuoricino rosso messo sui venti euro; il tronco che sembra un bambino …).
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Qui trovi il video in cui tentiamo una deriva “virtuale” in diretta, insieme a Paolo Maria Clemente:
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In “Fuori dal Bosco”, il libro-avventura di Lupo e Contadino, al Cap.5 parliamo proprio di “Spaesamenti. Giocare con lo Spazio” e del nostro incontro magico con Paolo Maria Clemente.
Lo trovi qui: