Una ragazza che sorride al suo ragazzo spiritoso
16 Novembre 2013Quando Toni morì Mannaro era al bar.
20 Novembre 2013« Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. »
Dante Alighieri, La Divina Commedia
Ho riflettuto sull’aggettivo smarrito, grazie al Libro delle Parole Smarrite di Sabrina D’Alessandro. Perché smarrire? E perché perdere? Dov’è la differenza?
Come sempre si fa, ho cercato di risalire all’origine. Smarrire, che non è riconducibile in maniera evidente ad alcun verbo o sostantivo latino, ha corrispondenti in molte lingue romanze. In spagnolo, per esempio, troviamo marrar, che vuol dire perdere ma anche impedire, mentre la radice a cui riferirsi sarebbe la germanica mar- con insita l’idea dell’ostacolo o della difficoltà a vedere, a trovare o a raggiungere qualcosa (Ottorino Pianigiani). Pèrdere si è invece trasferito intatto dal latino nell’italiano, soprattutto nel modo infinito e viene fuori come composto di ‘per’ e ‘dare’. Starebbe per usato in senso contrario e quindi usato male tanto da equivalere a consumare e a distruggere per rimanere così privi di qualcosa. Questo in principio. Smarrire e perdere, smarrirsi e perdersi, smarrimento e perdita, sono certamente coppie di sinonimi. E tuttavia se dico “mi sento perso” so che non dico esattamente la stessa cosa di “mi sento smarrito”. Certo, in entrambe le frasi c’è l’idea della difficoltà nel trovarsi e nell’affrontare una data situazione, del non avere punti di riferimento. E tuttavia nello smarrirsi c’è qualcos’altro. C’è un disorientamento più accentuato, una sfumatura di angoscia, di paura, di solitudine che nel perdersi non c’è. Secondo alcuni studiosi la radice mar- sarebbe la stessa del greco mayros, oscuro. E quindi, oscurità difficoltà a vedere assenza di punti di riferimento. Lo smarrimento è qualcosa che ci coglie quando tutto intorno a noi si fa sfumato, illegibile, disperante, spesso all’improvviso, trovandoci così impreparati. È lo stato che si vive in certe momenti particolarmente bui dell’esistenza, come possono esserlo le malattie della psiche.
(…) e così anche l’esaurimento era causato da una cosa da nulla, insomma mi sento proprio bene anche perchè in queste malattie nervose capita che se uno pensa di sentirsi bene bene si sente bene sul serio, senonché un certo giorno col busto e tutto mi piomba addosso una crisi di quelle mai viste, neanche a farlo apporsta mi assale in mezzo a piazza Bareberini piena di gente e non è che la gente mi aiuti in questi momenti anzi mi sento più smarrito per via dell’agorafobia …
tratto da Il male oscuro, di Giuseppe Berto