Paraculi etimologici o fonte di saggezza? – Il fantastico mondo dei Proverbi
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24 Gennaio 2013W.Blake .
Feste appena passate.
Ho avuto l’opportunità di scoprire e riscoprire in maniera nuova diversi posti sparsi per l’Italia. Così, presa la penna in mano, vado a scorrere un pò gli appunti del mio viaggio. La mia prima intenzione era quella di elogiare i posti visitati, bellissimi e ricchi di particolari e provare, scrivendone, a scoprire con il ricordo le simbologie nascoste dietro il fascino di questi posti sacri e antichi.
Poi però, appena finito di leggere quelle poche righe, quei ricordi, quei punti interrogativi aperti per poterci riflettere con calma, mi è venuta in mente una scena vissuta: una stupenda chiesa paleocristiana piena di incredibili mosaici invasa da macchine fotografiche, i-phone, i-pad e guide turistiche che decantavano versioni poco fantasiose del significato dei simboli. Mi ha assalito per un attimo una sensazione di terrore e poi di incazzatura.
Così metto su i Joy Dvision, lascio stare i ricordi e decido di scrivere di questo attimo.
A volte mi sembra che viviamo in una società di osservatori passivi. E purtroppo non uso questo termine nella maniera più bella e interessante, cioè quando l’osservazione implica l’attenzione verso l’esterno e contemporaneamente verso il proprio interno e poi la critica. Ma uso questo termine nel modo in cui si osserva comunemente la televisione, subendola. Forse il termine migliore per definire questo modo di osservare è “guardoni”. Ci arrapiamo a guardare gli altri che scopano, comodamente seduti da soli sul divano di casa. Siamo dentro un sistema di massa dal punto di vista dell’immagine evidentemente stupido. Una società di collezionisti di santini.Facebook poi è invasa da fotografie brutte ed insignificanti. Passiamo il tempo a scattare foto a monumenti di un passato lontano, senza riflettere nemmeno un attimo rispetto all’opportunità della loro condivisione nel mondo della rete e a farci raccontare sempre le stesse storie dalla guida di turno, rigorosamente dentro percorsi guidati per il gregge, pensando pure in questo modo di essere la civiltà del futuro, la più evoluta. Pensiamo che gli antichi romani, i maya o chi per loro erano sotto sotto essenzialmente dei barbari. Per foruna invece, che noi abbiamo la Panda.
Ma che cazzo ce ne faremo di quell’oceano di immagini inutili? Che meccanismo è questo? A che serve perdere tempo a riempire la rete e il mondo di cartoline, di immagini di monumenti antichi, tutti dallo stesso rigoroso e banale punto di vista solo per dire: “io c’ero”. Ma io chi? Quale io? Prima di poter dire Io bisognerebbe fare un lavoro di ricerca lungo e difficile e un buon punto di partenza per farlo sarebbe guardare in faccia quel vuoto delle foto su facebook. Difficile, ma forse utile e vitale.
Ma la cosa più assurda di tutte osservando le foto incorniciate di un presente di morti viventi con lo sfondo di un vecchio passato glorioso ma barbaro, è un’altra ancora. Essere una società di guardoni, implica semplicemente e terribilmente che non si riesce a vivere nel presente. Semplicemente perchè il Presente non c’è. E soprattutto perchè non c’è il Futuro. Questa tipo di società si trova su una linea del tempo di un futuro che è morto. Preoccupati solo dalla data dei saldi e dal week end fuori porta. E invece il senso del sacro, dell’avventura, dell’esplorazione del proprio mondo ridotti a qualche rara occasione domenicale. Solo l’individuo con una grande autodisciplina verso il cambiamento può decidere di tirarsi fuori da questa assurdità, spostarsi su un’altra linea temporale e salvarsi da tutto questo. Bisogna iniziare a Creare il Nuovo, in tutti i campi, non solo ad ammirare, rigorosamente dal di fuori i vari capolavori irrangiungibili del passato, fra una birra e un’altra con gli amici. Sentire e scoprire individualmente cosa vogliono dire davvero quei capolavori e poi provare a creare noi qualcosa.
Questa sarà ricordata forse come la società dei giornalisti. Ma la vita non deve essere una cronaca di un telegiornale. Può essere un romanzo. Non è facile, ma forse è ora di farlo.
Questo è quanto.
Buona digestione.
Antonello Zappatore Palladino
Abbiamo aggiunto nella sezione Video del Blog, un videointervento di Teb Roy, ricercatore che su Ted presenta la sua ricerca su come si sviluppa il linguaggio umano, effettuata registrando per un tempo lunghissimo audio e video di tutto quello che succedeva in casa sua a suo figlio appena nato e intepretando poi i dati grazie all’elaborazione di un computer centrale. Alcuni spunti sono molto interessanti, un pò inquietante la parte finale in cui presenta commosso i primi passi di suo figlio e la possibilità di potersi riguardare da grande tutte quelle ore di registrazione.
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