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Racconterò cosa è scaturito da due miseri foglietti rinvenuti per strada a pochi mesi di distanza – uno a Sassari e l’altro a Bologna – all’incrocio tra “deriva” e “omofobia”. Prima però va detto che la deriva è un gioco che si ispira alla tecnica ideata da Guy Debord a metà degli anni ’50 del secolo scorso e che consiste nell’andare a zonzo per la città lasciandosi guidare dai “segni” che si incontrano di volta in volta, cioè da cose che colpiscono almeno uno dei partecipanti al gioco. Si procede così di segno in segno finché non si incontra un’apparizione, cioè qualcosa che stupisce i partecipanti al punto da costituire la meta non concordata della deriva stessa. La sensazione che si prova durante la deriva è quella di “dialogare” con quella piccola porzione della città che viene esplorata e che ho chiamato “Zona” (con riferimento al film “Stalker” di Andrej Tarkovskj dove c’è un luogo magico che realizza i desideri di chi lo visita). Ma torniamo ai due foglietti trovati per strada.
Il primo è un foglio a quadretti che ho raccolto in un parco frequentato dalla gioventù sassarese e che contiene un elenco di nomi, di cui riporto solo i primi:
“Alison – leader del gruppo
Spencer – se la intende col dottore
Emily – lesbica che fa nuoto
Hanna – bionda ladra bona
Mona – occhi a mandorla che ruba
Sig.ra Pam – mamma di lesbo…”
Il collegamento con la deriva è dato dal fatto che il foglietto mi è stato “indicato” da una freccia di plastica delle dimensioni di un mignolo che giaceva poco distante e che ho interpretato come un invito della Zona a guardare in quella direzione. La deriva è finita lì: non riuscendo a comprendere il significato di quella lista di nomi inglesi, corredati da brevi note caratteristiche, ho deciso di chiedere lumi in qualche forum. Memore delle “Ricerche filosofiche” – opera in cui Wittgenstein abbandona le atmosfere rarefatte del linguaggio formale per analizzare gli usi concreti che la gente fa del linguaggio – l’ho postato in un gruppo Facebook di ermeneutica filosofica al quale mi ero appena iscritto, senza immaginare la reazione stizzita dell’amministratore che l’ha rimosso immediatamente. Prima che scattasse la censura, comunque, un membro del gruppo mi ha chiarito il significato di quell’elenco di nomi: sono i personaggi principali della serie televisiva “Pretty Little Liars”. Per inciso, la funzione pragmatica del foglietto rimane un enigma: una guida per qualcuno che non ne aveva mai visto una puntata? Una gara di cultura televisiva tra amici? Confrontando l’elenco contenuto nel manoscritto con il cast della trasmissione mi rendo conto che la guida ha omesso di citare l’Antagonista. In quanto personaggio mancante, è proprio lui ad attirare la mia attenzione: ha qualcosa a che fare con me? Cosa mi sta suggerendo la Zona? Chi posso considerare come antagonista? La prima persona che mi viene in mente è ancora Wittgenstein: Wittgenstein che non crede nell’esistenza del sogno lucido, Wittgenstein per il quale non si deve parlare di ciò che è mistico, Wittgenstein che non si occupa di fenomeni difficili da afferrare come l’attimo fuggente o cose del genere. Ma poi mi ricordo che il principale antagonista ce l’ho dentro di me e prendo così la decisione di aggiungere un nuovo capitolo al mio e-book “Universo te”, intitolato appunto “L’antagonista”, in cui sarò io stesso a criticare il mio lavoro: non un andar contro rituale, alla maniera dei falsificazionisti, ma un darmi addosso senza rimedio.
Il secondo foglietto, vergato a stampatello, non l’ho trovato io ma Antonello Zappatore Palladino, conduttore del Lupo e Contadino, a Radio Hirundo, una webradio di Bologna, dove ho fatto la prima presentazione di “Universo te”:
Il post-it, rinvenuto in una strada di Bologna, era stato bersagliato da alcune gocce di pioggia. Postandolo nella sua pagina FB, Antonello faceva riferimento al gioco della deriva e chiedeva suggerimenti per completare le parti mancanti. Il primo ad intervenire è Toni che propone un restauro che raccoglie il consenso di tutti: “jennifer per favore, porta questo topolino in via perti oggi pomeriggio. Grazi!”. Mentre ci lambicchiamo sulla funzione pragmatica del post-it, Rita chiede “E adesso?”, nel senso di “come procede il gioco?”. A quel punto intervengo io per suggerire due punti di partenza per eventuali derive bolognesi: “andare in via Perti ed aspettare lì il segno successivo; o anche entrare da Jennifer, in via Indipendenza e vedere che succede…”. Segue un commento ironico di Toni: “Ahahah da Jennifer vado io vero Rosa?” A cui Rosa replica:“Bravo zio Toni, sacrificati tu…”.Nel frattempo Antonello posta il link ad un articolo in cui si parla di due ragazzine sorprese a pomiciare in un camerino di un negozio della catena Jennifer proprio a Bologna. E’ evidente che il giornalista non si sarebbe scomodato se non si fosse trattato di due persone dello stesso sesso: diventata troppo impopolare per manifestarsi apertamente, l’omofobia sopravvive in questa forma strisciante e forse è questa la ragione per cui era stato censurato il foglietto sassarese. Comunque sia, il tono ipocritamente perbenista dell’articolo mi fa venire in mente la canzone di De Andrè, dove le comari del paesino di Sant’Ilario si indignano per la licenziosità di “Bocca di rosa”: non posso escludere che l’associazione mentale sia stata innescata dalla ricorrenza del nome “Rosa” negli ultimi interventi della chat. Letto il mio riferimento a “Bocca di rosa”, Rita propone di andare a Sant’Ilario. D’accordo, ma quale? Su Wikipedia trovo ben sette località con lo stesso toponimo:
“Sant’Ilario, quartiere della città di Genova
Sant’Ilario, frazione del comune di Atella, in provincia di Potenza
Sant’Ilario, frazione del comune di Nerviano, in provincia di Milano
Sant’Ilario dello Ionio, comune in provincia di Reggio Calabria
Sant’Ilario d’Enza, comune in provincia di Reggio Emilia
Sant’Ilario, frazione di Lastra a Signa in provincia di Firenze
Sant’Ilario, frazione di Campo nell’Elba in provincia di Livorno”
A questo punto Antonello esclama: “Sant’ilario di Atella è vicino casa mia!”: una bella sincronicità, dato che la località dista appena 15 km dal suo paese natale in Lucania. E’ ormai evidente che la deriva l’abbiamo fatta chattando su FB, e che l’intenzione di arrivare ad una deriva reale si è persa per strada. Il gioco, inoltre, si può dichiarare chiuso, dal momento che Antonello, che ha iniziato la deriva, ha ricevuto un messaggio personale dalla Zona.
Ma che gioco abbiamo fatto?
Non si tratta delle libere associazioni di freudiana memoria, dal momento che i partecipanti hanno condotto la ricerca in modo attivo; ma neanche di un brainstorming, perché ci si preoccupa di esplicitare i nessi associativi agli altri partecipanti. E nemmeno della deriva virtuale che ho descritto in “Universo te”, fatta lanciando i dadi davanti al computer. Ma non è neppure il “cadavere squisito” dei surrealisti, perché ogni partecipante ha potuto leggere tutti i post precedenti. E’ dunque una cosa nuova che si potrebbe definire provvisoriamente “bersaglio eccentrico” con riferimento al gioco della settimana enigmistica (dove però le associazioni sono già stabilite e bisogna andare a caccia dei nessi). Ciò che ha reso il nostro “bersaglio” così eccentrico è il fatto che l’intento non dichiarato dei partecipanti era quello di ricavare dal foglietto trovato da Antonello delle indicazioni operative per una eventuale deriva per le vie di Bologna. Ma una volta proposta la rosa dei Sant’Ilario, la deriva è apparsa meno realizzabile e quando Antonello ha rivelato di essere nato a pochi chilometri da una di quelle frazioncine, non l’ha certo detto con l’intenzione di recarsi sul posto in tempi brevi! Se questo gioco verrà replicato su Radio Hirundo, i partecipanti sapranno sin dall’inizio che esso non è finalizzato ad implementare una deriva nel mondo reale, anche se tutto procederà come se essa potesse effettivamente svolgersi per iniziativa di qualche persona volonterosa. Il gioco radiofonico sarà allora una “meta-deriva in cerca di attore”, una sorta di procedimento alchemico da cui gli ascoltatori potranno distillare suggerimenti per intraprendere le loro derive reali.
Se vuoi riascoltare l’intervista radio che abbiamo fatto con Paolo Maria Clemente, la trovi qui
Il libro da ululato: Universo te, lo trovi invece qui sotto: